Essenza

Indirizzo: Via Cavour, 38, Terracina, Lazio

Telefono: 0773/369762

Sito Web: www.essenza.co

Dettagli del ristorante:

  • Tipologia: ricercata
  • Voto: 8.25
  • Prezzo: menù degustazione a scelta dello chef: 70/90/120€, piatti di carne e pesce 35€, paste 30€, dolci 15€
  • Chiuso: Mercoledì
  • Tavoli all’aperto:
  • Orario di apertura:

Offerte: La cucina di Simone Nardoni non smette di stupire, anzi quest’anno ci è sembrato aver raggiunto una maggiore maturità. Tecnica, padronanza della materia prima, spunto creativo, attenzione all’aspetto estetico dei piatti concorrono a produrre un’esperienza culinaria di grande piacevolezza. Trattasi di una proposta fuori dagli schemi canonici, la carta non presenta la tradizionale suddivisione in antipasti, primi e secondi, ma è composta da pesci, carni, paste, che possono popolare la tavola in ordine libero per favorire la costruzione di una personale esperienza gastronomica. Chiaro però che in questo tipo di impostazione il modo forse migliore di approcciare la cucina è quello di affidarsi ai menù degustazione a scelta dello chef. Noi abbiamo optato per il base, denominato “avvicinandosi”, composto di tre portate salate, iniziando con alcuni appetizer assai gustosi: sablé cacio e pepe; tartelletta con pomodoro e alici; tartelletta con trota salmonata, uova di trota e giardiniera di carote; bicchierino con cipolla, patate e spuma di parmigiano. A seguire “panzanella dal mare” con calamari, sorbetto di peperoni arrosto e salsa liquida alla burrata, un piatto dalla bellissima nota vegetale e fresca. Ottimi i tagliolini con seppia sporca, aglio nero e sensazioni di tartufo, in cui il piccante dell’aglio veniva attenuato acquisendo l’aroma di tartufo, per un piatto al contempo dolce e “terroso”. In chiusura, divertente e gustosa la rivisitazione del fish and chips (nel nostro caso di cernia), con panatura nera alla birra, accompagnato da salsa all’ostrica e wasabi a dare un quid di dolcezza e piccantezza alla gradevole sapidità del pesce. Eccellenti i dessert provati, scelti dalla carta in aggiunta alla degustazione, entrambi leggeri, non stucchevoli e caratterizzati da un riuscito equilibrio tra dolce e acido. Da applauso il pre dessert, una crème brûlée alla liquirizia con sorbetto al limone, freschissimo ed efficace per ripulire la bocca dopo i piatti salati. Notevole, poi, il “rabarbaro, pepe rosa e cioccolato bianco”, una sorta di cheesecake dal sapore pieno e di intensa freschezza. Elegantissimo infine “aneto, kiwi e dragoncello”, forse il piatto che esemplifica maggiormente la filosofia dello chef, un dessert di grande eleganza, anche estetica, composto da un biscotto all’aneto e kiwi accompagnato da gelato al dragoncello, un dolce-non dolce dalle straordinarie note vegetali e fresche. Bellissima e buonissima anche la piccola pasticceria ad accompagnare un ottimo espresso in cialda di un marchio inglese fornitore di ristoranti stellati, nel nostro caso un monorigine brasiliano di ottima estrazione e dai piacevoli sentori di cioccolato fondente. Detto questo, non possiamo però non sottolineare alcuni aspetti non positivi che non ci consentono di incrementare il voto rispetto all’anno scorso, come forse l’esperienza fatta suggerirebbe. Se del servizio si dirà a breve, va rappresentato ai lettori che vogliono approcciarsi a questo ristorante che le porzioni sono veramente ridotte, quasi più da aperitivo che da cena. Nessuno si aspetta ovviamente da questa tipologia di locali porzioni da trattoria per uomini di fatica, ma è lecito pretendere che dal menù base prescelto, da tre portate alla non modica cifra di 70 euro, ci si alzi senza la conferma del cliché popolare del ristorante stellato da cui si esce ancora parecchio affamati.

Recensioni:

  • Ambiente: Un ampio locale di grande piacevolezza, con arredi contemporanei di sobria eleganza che ben riflettono la filosofia di cucina. Di grande fascino “la cave”, uno spazio di design dedicato al mondo del vino con al centro un grande e scenografico tavolo di legno circondato da pareti completamente riempite da bottiglie di vino appoggiate su un’elegante scaffalatura.
  • Servizio: Si è rivelato il grande punto debole del locale. Oltre alla già citata problematica delle porzioni, è risultato autocompiaciuto e poco empatico, molto lento e intempestivo, con la seconda bottiglia di acqua richiesta più volte e portata in tavola dopo l’ultimo piatto. Analoga situazione si è verificata con il terzo calice di vino in pairing, servito quando il piatto in abbinamento ormai pressoché consumato.
  • Cantina: Ampia e completa, forte di ben circa 800 etichette di grande valore, che spaziano tra grandi nomi e piccoli produttori di nicchia, con un’attenzione particolare alle bollicine e ai bianchi. Rimarchevole, inoltre, la presenza di vini internazionali, in primis francesi. Ricarichi non leggeri e possibilità di pairing con i menù degustazione, nel nostro caso con tre calici riempiti nel modo giusto ma che paradossalmente erano fin troppo abbondanti in proporzione alla modica quantità di cibo cui abbinarli.
  • Olio: Su richiesta viene portata in tavola una bottiglia a norma di un eccellente EVO bio di un pluripremiato produttore siciliano, monocultivar Nocellara.
  • Glutine:

Consigliato: 1