Meritato ingresso in guida per questa trattoria “moderna” situata in una zona periferica della città, che propone una cucina in riuscito equilibrio tra tradizione e misurati spunti creativi. Così, si può iniziare con delle ottime polpette di picchiapò, un classico romanesco, accompagnate da un gustoso innesto di crema al sedano, per poi passare alla freschissima “nostra panzanella”, una specie di gazpacho composto da estratto di pomodoro con pezzetti di pane, cipolle marinate, tabasco e basilico. Meno convincenti i primi, con una carbonara di fattura solo discreta e delle mezzelune ripiene di crema di melanzane con ricotta salata e salsa di pomodoro fresco e basilico, valide ma che non lasciavano il segno. Più incisivo, invece, il primo piatto del giorno, una saporita fregola cotta in acqua di mare con mazzancolle, vongole e verdure. Ottimi i secondi a partire dalla diversa interpretazione del baccalà: fritto con caponata in agrodolce, pomodori confit, cipolla marinata e basilico, anche questa una preparazione che strizza l’occhio a un grande classico della cucina romanesca, qui giocato sul contrasto tra sapori forti e opposti, e il baccalà cotto a bassa temperatura con emulsione di pesce e fagiolini, un piatto del giorno di grande equilibrio e freschezza. Ed è un vero piacere trovare nel menù una carne bianca ormai sempre più rara e che ci riporta all’infanzia, il coniglio fritto accompagnato da misticanza, miele piccante agli agrumi, cipolla marinata, olive taggiasche e lardo di colonnata. Eccellente il contorno, un’intrigante misticanza di ben 30 erbe di campo con mosto cotto e nocciole tostate. Date queste premesse ci si aspettava forse qualcosa di più dal dolce, delle semplicissime fette di pesca neanche troppo saporite immerse in un bicchierino di Cesanese, accompagnate da ciambelline all’anice. Caffè poco aromatico e dai toni amari probabilmente dovuti ad una tostatura eccessiva.
Cortese e alla mano.
Su richiesta è stata portata in tavola una bottiglia a norma di un olio EVO della Sabina, blend di Frantoio, Leccino e Carboncella.
Non molto ampia e totalmente laziale la carta dei vini, con alcune etichette di produttori poco conosciuti, ricarichi medi e disponibilità di calici alla mescita; in alternativa ci sono delle ottime birre artigianali, anch’esse locali.
Situata in un contesto prettamente residenziale a dire il vero non molto ameno, gli interni sono semplici ma complessivamente accoglienti, con tavolini e pavimenti di legno, sedie di colore scuro e pareti azzurre.
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