Riso Amaro
Indirizzo: Viale Regina Margherita, 22, Fondi, Lazio
Telefono: 0771/523655
Sito Web: www.ristoranterisoamaro.it
Dettagli del ristorante:
- Tipologia: ricercata
- Voto: 8.5
- Prezzo: antipasti 18/20€, primi 20/22€, secondi 22/24€, dolci 10€
- Chiuso: Domenica sera; Lunedì
- Tavoli all’aperto: sì
- Orario di apertura:
Offerte: Si conferma come una delle tavole più interessanti della provincia di Latina questa insegna fondana ubicata all’ombra del Castello Caetani, in pieno centro. Quella di Maurizio De Filippis è una cucina di ricerca, molto attenta alle cotture o con un tocco di creatività volto a reinterpretare i classici della tradizione locale. Al menù à la carte si aggiungono 3 percorsi degustazione: i 5 portate di mare o di terra (Silvana Mangano e Giuseppe De Santis, a rimarcare l’origine del nome del ristorante) a 65 euro e il 7 portate misto “Non c’è pace tra gli ulivi” a 80 euro. Noi abbiamo optato per quest’ultimo, così da provare pure le preparazioni di terra, rimanendone piacevolmente colpiti. L’accoglienza è stata affidata a dei finger food disposti su un modellino del suddetto castello, tutti ottimi: la crocchetta di baccalà con crema di peperone, la scarpetta (pomodori in doppia consistenza) e la finta oliva ripiena di mousse di olio, il tutto accompagnato da un “finto” americano (Corinto) in cui l’apporto rinfrescante del cetriolo e degli agrumi e quello speziato del pepe erano dosati alla perfezione. Unico, vero, inciampo all’arrivo del pane: se i cracker e i grissini sono preparati in casa (buoni), il pane proveniente da un forno cittadino è da dimenticare, in quanto privo di odore, secco, piatto, davvero pessimo, tanto da indurci a mangiare al cucchiaino la sfiziosa ricotta di bufala mantecata con miele ed erbe aromatiche. Ci ha pensato un altro lievitato a rincuorarci: la pizza contemporanea lievitata almeno 36 ore, prima fritta poi cotta al forno, con gambero rosso marinato, mazzancolla cotta al vapore e granita di pesca e pomodoro. Ancora più buona la colazione fondana, una coreografica presentazione consistente in un maritozzo impastato con acqua di peperone e ripieno di baccalà mantecato da pucciare nel cappuccino di baccalà (con il pesce cotto nel latte) con alla base un biscotto di peperone. Attracco a terra con una variazione di maiale da applausi: sfoglia di patate a forma di suino con all’interno pulled pork, gyoza cotto al vapore e poi alla piastra con ragù di testa e guancia, mozzarella con salsiccia fondana e un corroborante brodo di ossa con coriandolo. Non ci ha entusiasmato, passando ai primi, il pacchero Pietro Massi (in luogo dei promessi fusilli riportati in carta) con burro acido e alici, quinoa soffiata, chips di alici, per via del formato della pasta a nostro avviso non adatto (sarebbe stato perfetto uno spaghetto) e per le chips di alici che immaginiamo pensate per dare croccantezza, ma che nella pratica risultavano fastidiose in bocca. Tutt’altro passo per i tortelli di genovese con ganache di pistacchio salato e grue di cacao, una preparazione da manuale, saporita ed equilibrata al tempo stesso, a cui è seguito il piatto migliore della serata, un fantastico agnello con il carré disossato servito con salsa cacio e ova e tartufo e la spalla e la coscia a riempire un dumpling di pane, con uno strepitoso gelato di cipolla in carpione ad alleggerire il tutto. Un finto occhio di bue, con albume di mousse di cioccolato bianco e tuorlo con sferificazione di passion fruit, ha resettato il palato in attesa del dolce, una golosa variazione di nocciola a cui abbiamo fatto seguire un buon espresso servito in tazzina di porcellana con un’ottima piccola pasticceria.
Recensioni:
- Ambiente: Elegante l’interno che si sviluppa a L con tavoli ben dimensionati e dalla corretta mise en place. Piacevole il dehors interno protetto in parte da ombrelloni e in parte dal porticato.
- Servizio: Migliorato rispetto alle precedenti esperienze, merito in gran parte della giovane e preparata sommelier, prodiga di spiegazioni su piatti e vini. Quando c’è passione in quello che si fa, i risultati si vedono.
- Cantina: Ben fatta la carta dei vini, con una giusta attenzione al territorio laziale e al mondo bio natur. Non si indugia sui soliti noti, ma c’è ricerca. Da menzionare l’abilità negli accostamenti al calice, con opzioni anche originali ma sempre centrate.
- Olio: Su ogni tavolo è disposta una bottiglia a norma di un olio EVO monovarietale Itrana realizzato con le olive dell’azienda agricola di famiglia lavorate da un frantoio nella vicina Lenola.
- Glutine:
Consigliato: 1