La Trota
Indirizzo: Via Santa Susanna, 33, Rivodutri, Lazio
Telefono: 0746/685078
Sito Web: www.latrota.com
Dettagli del ristorante:
- Tipologia: ricercata
- Voto: 9.25
- Prezzo: 3 piatti 100€, 4 piatti 120€, degustazione 150€
- Chiuso: Domenica sera, Martedì e Mercoledì
- Tavoli all’aperto: sì
- Orario di apertura:
Offerte: Meritano solo applausi i fratelli Serva, non solo per una cucina che si pone da anni ai vertici regionali, ma soprattutto per il fatto che la propongono in un remoto angolo del Lazio, fuori da tutti i flussi turistici che danno sostegno ai loro concorrenti sulla piazza romana. A Rivodutri non ci si arriva per caso, ma i gourmet si sottopongono volentieri a un viaggio che li porterà in un’oasi di tranquillità, una villa posta alle sorgenti del fiume Santa Susanna in cui trascorrere delle ore all’insegna del buon cibo. Una cucina ricercata la loro, che valorizza il pesce di acqua dolce a cui è dedicato un percorso degustazione (150€), l’unico disponibile in occasione della nostra visita in quanto l’altro – il “Terra” – viene sospeso nei mesi estivi, anche se i singoli piatti sono disponibili à la carte (si possono scegliere 3 piatti a 100€ oppure 4 a 120€), eccezion fatta per quelli stagionali fra cui il celeberrimo uovo di carciofo. Accolti con un calice di bollicine gentilmente offerto insieme a una sorta di wafer a forma di fungo ripieno di paté di fegatini e ai sottili grissini, abbiamo dato il via al nostro percorso con una serie di ottimi appetizer: parfait di pesche e pomodoro, tartelletta con fagioli di Borbona, con polvere di levistico e carote, e insalata di fragole e asparagi con spuma di latte di cocco e zenzero. Coreografica l’ostrica, preparazione visivamente simile al celebre frutto di mare, ma realizzata con trota, cavolfiore e tartufo con gel di funghi e tè nero per un risultato davvero appagante. Si prosegue su alti livelli con il carassio avvolto in una foglia di lattuga con zenzero e adagiato su una salsa di cavolo rosso fermentato e ananas, per salire ulteriormente con uno dei piatti che più ci ha impressionato, il persico servito con pane tostato, peperone, beurre blanc, nocciola, uova di trota e sferificazione agrodolce, un piatto giocato su contrasti di tendenze e consistente di magistrale esecuzione. Si passa poi all’ottimo gambero cotto alla brace con funghi galletti, la sua bisque e spuma fredda di patate e al parimenti buono pesce gatto lungamente marinato con sfera di mela, mandorle e zafferano su salsa di cocco. A ricordarci che i fratelli Serva sono umani, l’unico piccolo inciampo sulla carpa, servita in panatura di semi di papavero su maionese di rapa rossa e patate e arricchita (troppo) di cristalli di sale che la sbilanciavano su note eccessivamente sapide. Si riprende a volare con il tortello cotto in padella ripieno di salentino su crema all’aglio orsino e pere caramellate, con spuma di pera e cannella, e con i saporitissimi spaghetti prima bolliti poi terminati su fondo e burro di trota, una vera esplosione al palato. Altri piatti memorabili la trota e foie gras proposta con pesca, vaniglia e patata affumicata, l’anguilla servita con kiwi caramellato e polvere di lische e la lattuga alla brace con mandorle tostate e grattugiate e tartufo. Un fresco pre dessert a base di agrumi con cannoli di cioccolato bianco e gelato di olive, ha introdotto due golosi dessert che avevano il pregio ulteriore di una leggerezza quanto mai opportuna al termine di un percorso tanto completo: yogurt di pecora, liquirizia con sorbetto di mela verde e sedano a dare freschezza e una mousse di riso Venere speziato e setacciato con l’aggiunta di panna montata adagiata su salsa di frutto della passione con sopra una meringa di latte e bisquit alla nocciola. Il pasto termina al solito con il simpatico gioco della piccola pasticceria: tante preparazioni basate su singole verdure a cui vengono date delle forme atte a confondere il cliente a cui viene chiesto di indovinare gli ingredienti. Congedo affidato alla golosa bomba alla crema a cui abbiamo affiancato un ottimo espresso, molto tradizionale nello stile, realizzato con una miscela 80-20 di una torrefazione della zona e servito in una tazzina di porcellana con coperchio.
Recensioni:
- Ambiente: Si mangia in una sala molto elegante, giocata sui toni del bianco con i tavoli dalla curata mise en place. Quando il tempo lo consente, sono disponibili pure dei suggestivi tavoli all’aperto disposti nei pressi del fiumiciattolo che scorre a fianco al ristorante.
- Servizio: Condotto dai figli dei proprietari coadiuvati da bravi camerieri, risulta perfetto per preparazione, cortesia e fluidità.
- Cantina: Plauso anche per la carta dei vini, consultabile su tablet. Giustamente estesa, spazia fra cantine di valore, molte delle quali di nicchia, con grande competenza e ricarichi che per questo livello di ristorazione sono più che corretti. Apprezzabile la disponibilità di integrare la proposta al calice, correttamente scritta, con l’apertura di altre bottiglie gestite con il sistema Coravin.
- Olio: Insieme all’ottima focaccia, viene versato in un piattino da una bottiglia a norma un olio EVO della Sabina romana monovarietale Leccino.
- Glutine:
Consigliato: 1