Questo bar-trattoria parecchio frequentato, che parla di cucina semplice e di Piemonte, è il posto ideale per un pasto informale senza troppe pretese. Il menù è decisamente carnivoro e punta sugli antipasti che sono i cavalli di battaglia sempre presenti in carta, dai quali abbiamo scelto il classico vitello tonnato, con la carne affettata molto finemente, e l’insalata russa, entrambi sormontati da eccessiva maionese. Tra le opzioni di pasta fresca (non prodotta in casa bensì da un pastificio del cuneese), abbiamo assaggiato i triangoli con salsiccia e porri dal ripieno poco incisivo, conditi con crema di trevisana e scamorza, e i più semplici ravioli di borraggine conditi con burro e salvia. Ben fatto il classico dessert sabaudo, un bunet dalla consistenza liscia e dal buon sapore di amaretto che spicca sul cacao. Caffè giustamente estratto in chiusura.
Rapido e informale.
Su richiesta ci è stata portata al tavolo una bottiglietta priva di tappo antirabbocco di un olio EVO di natura commerciale.
La carta dei vini è composta da pochi fogli scritti a mano “aggiornati” da diverse cancellature e aggiunte. La proposta è prevalentemente piemontese, eccezion fatta per un paio di bianchi. Si punta sullo sfuso in brocche da osteria, proveniente da una cantina astigiana e offerto a prezzi più che onesti.
Perlinato a rivestire i muri, foto e cartoline datate sparse sulle pareti e un bancone di legno scuro e imponente che riportano la clientela direttamente indietro agli anni ’60-’70. L’atmosfera vintage e i prezzi contenuti sono il segreto del successo del posto. Il locale non è molto grande e con la bella stagione si aggiungono molti coperti grazie a tavolini posti sul marciapiede.
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